Silvia Salis e Valentina Andrea Sala riscoprono autrici dimenticate ed esplorano l’identità di genere attraverso la fantascienza con 451. Ecco un resoconto dell’incontro tenutosi al Salone del Libro.

Il Salone Internazionale del Libro di Torino, dopo oltre un anno di inattività, è ripartito dal 14 al 17 ottobre scorso ottenendo un grande successo, con circa 150.000 visitatori che hanno invaso i padiglioni del Lingotto, per un’edizione all’insegna della sicurezza.
L’etichetta editoriale 451 di Edizioni BD, la cui missione è quella di portare a noi gli autori di fantascienza e di genere più interessanti e complicati da scovare, ha partecipato all’importante evento con un incontro dal titolo La fantascienza tra le invisibili e l’identità di genere. Le relatrici Silvia Salis e Valentina Andrea Sala hanno accompagnato gli spettatori in una panoramica sintetica ma allo stesso tempo approfondita sui temi affrontati nella fantascienza, evidenziando la sensibilità delle autrici e degli autori che hanno scelto di raccontare le proprie storie sfruttando questo malleabile genere.
Le origini, spiegate durante l’incontro al Salone del Libro
Fin dalla propria nascita la fantascienza è stato un genere prettamente maschile, eppure l’antesignano del genere viene identificato proprio in Frankenstein di Mary Shelley dove il dottor Frankenstein in qualche modo si sostituisce alla donna, infondendo vita alla materia inanimata.
Quando pubblicavano, inizialmente, le donne usavano pseudonimi maschili. Non è certo se fosse un’imposizione sociale o un modo per avere maggior libertà creativa, dal momento che anche alcuni uomini ricorrevano agli pseudonimi. Non va comunque sottovalutato il fatto che i più famosi nomi nella storia della fantascienza siano uomini e che la donna per esser considerata realizzata doveva formare una famiglia e prendersene cura. Cominciare una carriera lavorativa, soprattutto creativa come la scrittura, non era considerato socialmente giusto.
Scrivere fantascienza, per le donne, era quindi un’occasione per analizzare la realtà dell’epoca, criticare la società maschilista e, quando possibile, provare a riscrivere quella realtà, attraverso generi come la distopia e l’utopia.
Quindi il tema dell’incontro al Salone del Libro è proprio quello di dimostrare il valore delle donne nella letteratura fantascientifica, autrici che sono rimaste quasi “invisibili” e che vengono oggi riproposte con l’iniziativa di 451.

Gertrude B. Bennett – Le teste del Cerbero

Gertrude Bennett racconta una storia critica, politica ma anche positivista. Le teste del Cerbero, la novità al Salone del Libro di 451, è l’unica opera di fantascienza dell’autrice e una sorta di precursore a tutte le storie che seguiranno incentrate sui mondi paralleli. Il mondo del futuro che visitano i protagonisti è quasi infernale, privo di nomi propri. Il monito che lancia Bennett è proprio quello di far riflettere sulla condizione sociale dell’epoca e invitare tutti a non trasformarsi come la tremenda società del futuro. C’è ancora tempo per fermarsi. Il messaggio di speranza passa anche attraverso la copertina, realizzata da Simone Di Meo, che illustra una donna dall’aspetto forte e deciso.
Bennett pubblicò il proprio racconto di esordio non con uno pseudonimo, come sarebbe avvenuto più avanti, bensì usando le iniziali del nome e cognome. Non si tratta di mostrarsi apertamente al pubblico, tuttavia ha voluto mantenere la propria identità.
Sinossi
Philadelphia, 1918: la coraggiosa e sicura di sé Viola, con il suo forte e irascibile fratello, Terry, e l’intelligente e timido Robert, scopre una misteriosa polvere che li proietta duecento anni nel futuro. La Philadelphia del 2118 è un luogo molto meno accogliente di quello che conoscevano. Ogni quattro anni l’Ordine di Penn indice una competizione all’ultimo sangue per eleggere chi amministrerà gli uffici della città. I tre amici saranno costretti a prendere parte a quei giochi strani e mortali, per sperare di riuscire a tornare a casa.
Anna Kavan – Ghiaccio

Anna Kavan racconta di un futuro drammatico, eppure affascinante. Il suo stile di scrittura è scevro di dettagli, ma non manca nulla. Semplicemente lascia al lettore la possibilità di riempire lo spazio lasciato dall’autrice. Ghiaccio «è una storia composta da più storie» ha affermato Valentina Sala, con diversi strati, proprio come il ghiaccio del titolo.
Anna Kavan ha passato una vita tutt’altro che semplice, tra la morte del padre per suicidio e un matrimonio insoddisfacente, diventa anche dipendente dalla droga e tenta a propria volta il suicidio. Probabilmente proprio queste esperienze hanno influito molto sui temi affrontati nel romanzo, dove in un mondo apocalittico si consuma una relazione tra i protagonisti incentrata sul possesso dell’uomo nei confronti della donna. Un articolo su The New Yorker approfondisce l’argomento.
La domanda che Anna Kavan ci lascia è: c’è davvero una possibilità di redenzione?
Sinossi
In un mondo di ghiaccio la cui avanzata è inevitabile e inarrestabile, la voce narrante vaga per le lande bianche alla continua ricerca di una fantomatica ragazza albina. Una figura sfuggente gli si oppone, ora marito, ora carceriere della fanciulla. Attraversato da un continuo alternare il piano onirico e quello reale e da oscillazioni spazio-temporali, il romanzo di Anna Kavan si posiziona sulla delicata linea di confine tra fantascienza e weird, complice un linguaggio che si sdoppia tra preda e cacciatore, scolpendo lei e lui nel ghiaccio.
Sheila Williams – Relazioni

Con Relazioni ci troviamo di fronte a un’antologia di dieci autori curata da Sheila Williams. Tratta di relazioni amorose, tra genitori e figli, affettive e molti altri tipi di relazione, ma sempre con un occhio rivolto a quanto la tecnologia le influenzi. Qui non si parla solo di donne, ma lascia spazio a chiunque, di qualsiasi genere. La tematica delle relazioni dopotutto è universale e si rivolge veramente a tutti.
Avendo molte voci nel coro, c’è spazio per molti punti di vista. Infatti, si alternano racconti sul filone più positivo, con la tecnologia che aiuta la società, e altri più negativi con i bisogni dei protagonisti che nascono da mancanze che solo la tecnologia riesce a compensare.
Dunque la domanda che sorge al lettore sarà: quanto è giusto che la scienza e la tecnologia influenzino i nostri rapporti?
C’è il rapporto tra genitori e figli, che indaga sulle conseguenze dell’ingegneria genetica. Oppure impianti tecnologici da far indossare a ragazzi e adolescenti, capaci di censurare i contenuti che i genitori ritengono inappropriati. E ancora, la storia di un bambino allevato da un gruppo di mamme che sviluppa una relazione con un dispositivo tecnologico che ha in casa.
C’è anche l’esperienza romantica, con l’intrusione di un dispositivo in un rapporto di coppia, oppure una nuova tecnologia che permette di rimanere in contatto con i propri cari anche dopo la morte.
Alcuni racconti, addirittura, superano il concetto diretto di relazione e si concentrano sulle situazioni che conseguono da queste relazioni. In uno di questi viene dimostrato come l’arte diventi una sorta di collante in un momento di difficoltà dei personaggi.
Sinossi
In un mondo dominato dalla tecnologia, che ne sarà delle relazioni fra le persone? Che effetti avranno le imminenti scoperte scientifiche e i continui mutamenti tecnologici sulle nostre relazioni, amicizie e famiglie, sui legami emotivi che ci tengono uniti?
Come rivolgersi veramente a tutti?
Quest’ultima antologia fa emergere un altro bisogno che si sta verificando in questo periodo storico: come dare voce alle persone gender-fluid, ovvero che non si identificano né donne né uomini? In italiano non esistono ancora regole grammaticali precise per rivolgersi a loro. In inglese si usa il they impersonale. C’è chi sceglie di usare l’asterisco, la lettera U o la schwa (ǝ), però non è banale costruire frasi coerenti e soprattutto semplici da pronunciare. Talvolta si usa loro, come il they inglese, ma non è altrettanto efficace. La soluzione attualmente più pulita probabilmente è quella di scegliere con attenzione le parole che non identifichino un genere specifico, ma non senza una certa dose di fatica.
Questo è sicuramente un tema attuale e fonte di dibattito ancora aperto, che potrebbe essere sviscerato nella fantascienza, un genere letterario capace veramente di dar voce a chiunque.
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