Noi di Evgenij Ivanovič Zamjatin compie 100 anni e torna in libreria per Fanucci Editore!

Fanucci Editore riporta in libreria il romanzo Noi di Evgenij Ivanovič Zamjatin a 100 anni dalla prima stesura. Capostipite delle distopie del Novecento, il volume presenta un saggio inedito di Orwell.

La copertina di Noi di Evgenij Ivanovič Zamjatin

Pubblicato da Fanucci Editore, Noi di Evgenij Ivanovič Zamjatin torna in libreria a 100 anni dalla prima stesura, terminata nel 1921. Romanzo controverso, uscì nel 1924 in Inghilterra, ma venne subito censurato. In Russia, terra madre dell’autore, fu diffuso solo nel 1988, nonostante nel 1952 esistesse già un’edizione in russo a New York.

L’opera è considerata il capostipite della distopia del Novecento, antesignano di capolavori come 1984 di George Orwell e de Il mondo nuovo di Aldous Huxley. E proprio di Orwell è il saggio inedito che arricchisce il volume di Fanucci, arrivato un anno dopo quello di Oscar Mondadori (2020), da cui abbiamo recuperato la sinossi.

Noi è disponibile sul sito di Fanucci Editore e su Amazon al prezzo di copertina di 10€.

La sinossi di Noi di Evgenij Ivanovič Zamjatin (edizioni Oscar Mondadori, 2020)

È la fine del terzo millennio, l’umanità vive in uno spazio ipermeccanicizzato e socialmente ipercontrollato, chiuso dalla Muraglia Verde. Gli individui non hanno più un nome, sono alfanumeri. Come D-503, ingegnere al lavoro sul progetto dell’Integrale, la nave spaziale destinata a esportare su altri pianeti il perfetto ordinamento politico dello Stato Unico, dove ogni attività è disciplinata, standardizzata e, soprattutto, visibile a chiunque: tutti gli edifici sono di vetro. È proprio D-503 a raccontare la vicenda della ribelle I-330 e del suo piano per dare inizio a una nuova rivoluzione.

Scritto tra il 1919 e il 1921, prontamente censurato (uscito in inglese nel 1924, nel 1952 in russo ma a New York, e solo nel 1988 in URSS), Noi è il capostipite di tutte le distopie del Novecento, antesignano di 1984 di Orwell e del Mondo nuovo di Huxley.

Il commento di George Orwell

«Nel XXVI secolo, nella visione di Zamjatin, gli abitanti di Utopia hanno perso completamente la loro individualità tanto da essere riconosciuti solo come delle matricole. Vivono in case di vetro (questo è stato scritto prima che la televisione venisse inventata), il che consente alla polizia politica, nota come i ‘Custodi’, di sorvegliarli più facilmente. Indossano tutti uniformi identiche e un essere umano è comunemente indicato come ‘una matricola’ o una ‘uníf’ (uniforme). Vivono di cibo sintetico e la loro solita ricreazione è marciare in file di quattro mentre l’inno dello Stato Unico viene trasmesso attraverso gli altoparlanti. A intervalli prestabiliti sono concesse loro le Ore Personali, per abbassare le tende dei loro appartamenti in vetro.

Ovviamente non esiste il matrimonio, anche se la vita sessuale non sembra essere completamente promiscua. Per fare l’amore tutti hanno una sorta di cedola rosa, e il partner con cui trascorrere una delle proprie ore di sesso precedentemente assegnata firma un registro. Lo Stato Unico è governato da un personaggio noto come il ‘Benefattore’, che viene eletto annualmente da tutta la popolazione, con voto sempre unanime. Il principio guida dello Stato è che la felicità e la libertà sono incompatibili. Nel Giardino dell’Eden l’uomo era felice, ma nella sua follia esigeva la libertà e fu cacciato nel deserto. Ora lo Stato Unico ha ripristinato la felicità rimuovendo la libertà.»

Evgenij Ivanovič Zamjatin

Evgenij Ivanovič Zamjatin, nato a Lebedjan’ nel 1884, ingegnere navale di professione, esordì nel 1909 con il racconto Odin (‘Uno’). Seguirono il romanzo breve In capo al mondo (1914) che gli costò un processo per “antimilitarismo e idee sovversive”, i racconti Gli isolani (1917) e Il pescatore di uomini (1921), nei quali l’ambientazione riflette le esperienze di un soggiorno in Inghilterra dopo la rivoluzione. La pubblicazione del romanzo Noi, uscito in Inghilterra nel 1924 e su un giornale di emigrati a Praga nel 1927, accentuò l’ostilità già creatasi intorno a Zamjatin per la sua posizione di intellettuale comunista lontano dalle forme di dogmatismo.

Nel 1932, grazie all’intervento di Maksim Gor’kij presso Stalin, riuscì a lasciare la Russia e si stabilì a Parigi con la moglie dove morì nel 1937. Tra le altre opere ricordiamo A casa del diavolo (1913), Ics e altri racconti (1926), la gustosissima commedia Blocha (‘La pulce’) (1925) tratta da un racconto di N.S. Leskov, e la tragedia Atilla (‘Attila’) (1928).

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